Il libro “Il paese delle donne” che racconta una mia indagine risalente all’anno 2003 è stato finalmente pubblicato anche in veste cartacea da CreateSpace, un’azienda di Amazon.
E’ stato scelto un formato brossura da 6 x 9 pollici, che espressi in centimetri fanno 15,48 x 23,22. E’ stampato su carta bianca. Il codice ISBN assegnato al libro è 1494294575 e il prezzo di copertina è di 12 dollari USA (meno di nove euro).
Questo giallo/noir riguarda un’indagine relativa a un serial killer che operava nella zona di Bassano del Grappa nel 2003 e i vari depistaggi che ne hanno ritardato – ma non evitato – la cattura e la consegna alle autorità. Naturalmente dopo un piccolo trattamento personale offerto dal sottoscritto.
Il libro è acquistabile in formato cartaceo sulla pagina di CreateSpace dedicata a “Il paese delle donne” o in formato e-book su Amazon
Ecco un piccolo estratto dal capitolo 3:
Davanti al banco reception c’era la ragazza formosa che aveva incrociato poco prima. Aveva lo sguardo serio e sembrava contrariata.
«Buongiorno!» ripeté Oscar con un sorriso.
«Buongiorno a lei» rispose la ragazza. «Mi sta seguendo?»
«Potrei farle la stessa domanda. Io alloggio qui.»
«Io sono qui per lavoro» sbuffò «e qui mi fanno sempre arrabbiare.»
«Mmm, e quando si arrabbia morde?»
«Faccio anche molto peggio!»
«Per Diaz! Allora… vogliamoci sempre bene!» esclamò Oscar porgendole la mano. «Permette? Oscar Fantoni.»
«Che galanteria. Una presentazione in piena regola» disse la ragazza con tono sibillino. «Ciao Oscar, io sono Jessica.»
«Sono stato troppo formale?»
«Bè un po’ sì. Sei stato buffo, però anche carino» e scoppiò a ridere reclinando la testa e lasciando che le labbra rosse scoprissero una fila di denti perfetti e bianchissimi.
La rosa bulgara e l’ylang-ylang adesso erano là tra loro, mischiati al ribes nero, all’incenso e al gelsomino. Le immagini della sabbia e degli stracci seccati al sole nel deserto, facevano posto al sapore di crema per la pelle alla vaniglia e alla voce dei bambini che giocano in cortile. Si riebbe da quella trance quando Jessica gli chiese:
«Cosa ci fai a Bassano? Il tuo accento non mi sembra proprio di qui.»
«No, infatti. Sono qui per lavoro ma vivo a Roma.»
«Sei romano?»«Non proprio. Solo d’adozione» glissò Oscar. «Jessica, io stavo andando a mangiare un boccone. Vuoi fare uno spuntino con me?»
«È un po’ presto… Dai, ti accompagno e prendo un cappuccino, ti porto io in un baretto giusto così mi racconti del tuo lavoro.»
«Ah, non c’è mica tanto da raccontare.»
«Ah no? Cosa fai? Il rappresentante di saponette?» lo prese in giro Jessica.
«Dove mi porti a mangiare?» replicò lui.
«Al bar della stazione, fanno dei panini deliziosi.» «Ah da Erika. Hanno una pessima vodka però.» «Già lo conosci?»
«Ci sono stato ieri mattina a colazione.»
«E hai bevuto vodka?!»
«Eh sì, avevo fame.»Arrivati al bar, dietro al banco, non trovarono Erika ma una signora di mezza età. Jessica, da perfetta guida, si occupò delle ordinazioni, alle quali Oscar fece aggiungere una vodka doppia. L’incubo era nascosto dietro al ribes nero e alla rosa bulgara, Jessica sapeva di buono.
«Allora mi dici che lavoro fai? Cosa ti porta in questo luogo freddo?» chiese Jessica sorseggiando una Coca-Cola.
«Sono un consulente di sicurezza, collaboro con aziende, istituti di credito, persone facoltose. E Polizia.»
«E adesso per chi stai lavorando?»
«E tu, invece, che lavoro fai?» tergiversò Oscar.
«Sono responsabile commerciale in una azienda tecnologica, una banca dati. Dovevo incontrare un cliente per un contratto, ma alle 11:00 dormiva ancora.»
«Ecco perché eri furiosa.»
«Si vedeva così tanto?»
«Te lo si leggeva negli occhi.»Arrivarono i panini. Oscar addentò una ciabatta con prosciutto crudo e tonno, poi trangugiò l’intero bicchiere di vodka e, di nascosto, mandò giù anche due pastiglie di carbone attivo. Jessica, visto il movimento, disse:
«Non vorrai mica già andare via vero?» «Purtroppo devo, ho parecchio da fare.»
«Ma come, m’inviti a pranzo e mi abbandoni dopo cinque minuti? Potrei anche offendermi.»
«Non devi, non è il caso. Ma non voglio mancarti di riguardo. Se sei d’accordo, torno alle mie cose per un paio d’ore, poi verso le 18 ci ritroviamo davanti a un paio di drinkini e parliamo ancora. Vuoi?»
«Tanto non mi richiamerai.»
«Ti lascio il mio numero, tu fammi uno squillo così registro il tuo. E poi ci vediamo stasera.»
Le porse un biglietto da visita.